ll lago d’Idro
è un lago di origine glaciale situato tra la provincia di
Brescia e di Trento.
Alimentato dalle acque dei ghiacciai dell’Adamello, si contraddistingue
per i suoi particolari pregi ambientali e paesistici e la presenza
di zone umide di notevole interesse.
I paesi rivieraschi, hanno sempre avvertito la presenza del lago
con un senso di appartenenza molto spiccato e consolidato. Esso,
attraverso i secoli, è stato fonte di reddito economico per
la pratica della pesca, ma anche una via d’acqua di notevole
importanza commerciale, che ha unito paesi diversi in una fitta
rete di interscambi, con flussi di merci variegate.
Questo equilibrio si è rotto bruscamente
quando nel 1917 lo Stato ha concesso la realizzazione di una galleria
di svaso allo scopo di prelevare acqua per la produzione di energia
idroelettrica e per l’irrigazione della pianura Padana del
Basso Chiese.
La gestione dei livelli del lago è stata affidata ad una
società agraria che ha prelevato acqua in quantità
tale da causare escursioni di addirittura 7 m, oltre che abbassamenti
repentini di giorno in giorno.
La secca delle vaste zone umide, la moria di milioni di uova rimaste
all’asciutto, l’imputridire di molluschi e cozze sulle
desolate sassaie di melma, ha lentamente alterato e distrutto numerosi
habitat preziosi per la presenza di specie rare di invertebrati,
alghe e pesci, e causato danni incalcolabili, privandoci della notevole
ricchezza che rappresenta la varietà biologica.
Notevoli danni sono stati arrecati anche alle spiagge, alle sponde,
al turismo; i comuni rivieraschi non hanno potuto dotarsi di darsene
a causa delle continue oscillazioni dei livelli (o dove le hanno
realizzate sono impraticabili).
La società di gestione non ha versato indennità per
i danni biologici, paesistici, economici, strutturali ai comuni:
ha continuato a prelevare acqua gratis e a venderla agli agricoltori
per ingenti somme di denaro.
La concessione settantennale è scaduta nel
1987.
Da allora lo Stato ha avviato una fase di sperimentazione attraverso
l’Autorità di bacino del fiume Po, che ha immediatamente
dimezzato l’escursione ammissibile e verificato quanto il
fabbisogno di acqua dell’agricoltura fosse assolutamente inferiore
ai prelievi fatti sino ad allora.
L’Autorità di Bacino ha definito le seguenti finalità
prioritarie:
- Appartenenza degli enti locali all’Organismo di gestione
delle acque
- Razionalizzazione dell’uso dell’acqua
- Recupero e valorizzazione delle caratteristiche naturalistiche
ed ambientali del lago d’idro e del fiume Chiese.
Nel 1989 lo Stato ha emanato la legge 183 che prescrive l’obbligo
di garantire ai fiumi il deflusso minimo vitale, ma nel 2001, ha
trasferito la competenza alla Regione Lombardia, che sta rinnovando
di anno in anno la concessone.
A tutt’oggi le concessioni annuali permettono eccessivi prelievi
di acqua, che non consentono il deflusso minimo vitale al fiume
Chiese e causano abnormi abbassamenti di livello; irrimediabili
conseguenze sono la continua moria di molluschi, anfibi, pesci,
e la riduzione dell’ossigenazione dell’acqua, che versa
in condizioni sempre più disastrose.
La mancanza di acqua sta compromettendo sempre più irrimediabilmente
la vita del lago.
La Regione Lombardia ha aperto l’istruttoria
per la gestione delle acque il 22 settembre 2004, ciò senza
preventivamente definire la composizione che deve avere l’Ente
Gestore, i limiti di escursione tollerabili per il lago, la garanzia
del deflusso minimo vitale nel fiume.
Da quella data storica i cittadini del lago hanno cominciato un
solidale e propositivo processo di responsabilizzazione delle autorità
competenti, attraverso lettere, articoli ai giornali, incontri,
appuntamenti, e hanno promosso una petizione.
Questo sito nasce in questo contesto di mobilitazione,
perché la conservazione delle biodiversità è
una necessità sempre più attuale: compito di ciascuno
è tutelare i valori ambientali, paesaggistici e culturali
per trasmetterli, possibilmente non peggiorati, alle future generazioni.
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