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Fate lo sforzo di guardare e di usare l'acqua non con spirito ottocentesco, bensì con spirito aggiornato al terzo millennio, per vederla come risorsa distruttibile e non solo in quanto corpo fluido, ma anche plastico, con cui ci si può appagare e misurare nel modellarlo sul territorio.
A livello globale, la situazione attuale dell'acqua è simile a quella delle terre coltivate alla metà del secolo scorso: le possibilità di reperire nuove fonti stanno velocemente scomparendo.
Nel 1950 non esistevano quasi più nuove frontiere per gli insediamenti agricoli, né nuovi terreni da dissodare. A fronte di questa situazione i governi si impegnarono a fondo per aumentare la produttività della terra, incoraggiando gli investimenti dei contadini in tecniche agricole più produttive (attraverso il sostegno pubblico ai prezzi delle attrezzature), destinando considerevoli investimenti alla ricerca finalizzata all'aumento delle rese, creando istituzioni pubbliche per sostenere questo sforzo (dai servizi per la formazione alle banche di credito agricolo). Una grande quantità di risorse venne quindi mobilitata per aumentare la produttività del suolo. Con l'inizio del nuovo secolo è necessario uno sforzo di uguale portata per aumentare la produttività dell'acqua, ma ci mancano persino gli indicatori per misurare questo obiettivo, per non parlare dei sistemi di raccolta dati per monitorare i progressi. In assenza di dati precisi ipotizziamo che occorrano 1.000 tonnellate di acqua per produrne una di cereali, e poi usiamo questo rapporto per calcolare i futuri fabbisogni di acqua per l'agricoltura. In realtà, avremmo bisogno di una misura comune per la produttività idrica, come i chilogrammi di prodotto per ogni tonnellata di acqua irrigua. Avremmo bisogno anche di dati più precisi sul fabbisogno d'acqua di ogni tipo di coltura se vogliamo renderne più efficiente l'uso in agricoltura, per arrivare a un punto in cui i coltivatori siano indotti a chiedere informazioni non solo sulla produttività di una semente per ettaro, come hanno sempre fatto, ma anche sulla resa di questa semente per ogni tonnellata di acqua.
 
Le soluzioni possibili per aumentare la produttività dell'acqua sono diverse, ma la più importante è quella di attribuirle un valore di mercato: questo comporta automaticamente un suo utilizzo più efficiente. Il valore di mercato promuove infatti un uso razionale dell'acqua in tutte i settori economici, influenzando le decisioni di tutti i soggetti che la utilizzano.
In una situazione in cui il 70% dell'acqua deviata dai fiumi e pompata dal sottosuolo è destinata all'irrigazione, ogni miglioramento nell'efficienza delle acque irrigue ha benefici che vanno ben oltre l'agricoltura. Disporre di acqua sufficiente per gli insediamenti urbani e le industrie, garantendo contemporaneamente la produzione alimentare, sarà possibile solo attraverso un miglioramento nella produttività dell'irrigazione in tutto il mondo.
Fra i provvedimenti necessari per aumentare la produttività dell'acqua c'è anche l'impiego di tecniche di irrigazione più efficienti. Ci sono molti modi di irrigare i campi: la canalizzazione, la sommersione, l'irrigazione a pioggia e per infiltrazione. La canalizzazione, probabilmente la tecnica più antica, è impiegata per prodotti agricoli coltivati in file, scavando un piccolo fossato accanto a ogni fila di piante. La sommersione, usata tradizionalmente per il riso, è attualmente oggetto di studio, dopo che da alcune ricerche è emerso che in alcune situazioni la sommersione periodica può produrre lo stesso raccolto della sommersione costante, con un uso molto più ridotto di acqua.
L'irrigazione a pioggia, molto diffusa nelle grandi pianure degli Stati Uniti, è spesso prodotta con l'uso di acque sotterranee. Gli anelli di colture verdi che si vedono quando si sorvolano in estate le pianure centro-meridionali degli Stati Uniti sono creati grazie alle acque spruzzate da impianti di irrigazione centrali che la prelevano dai pozzi. In questa regione la maggior parte d'acqua è tratta dalla falda Ogallala, un acquifero la cui ricarica è limitata all'acqua fossile. Passare da un sistema di aspersione ad alta pressione a uno a bassa pressione può portare a un aumento dell'efficienza nell'irrigazione dal 65 all'80%. Passare a un sistema di aspersione a bassa energia e grande precisione può aumentare l'efficienza dell'acqua fino al 90%.
L'infiltrazione, tecnica sperimentata per la prima volta in Israele, è straordinariamente efficiente; utilizza un condotto o un tubo di plastica flessibile bucato che viene o appoggiato sulla superficie del suolo o installato qualche centimetro al di sotto della superficie. Questa forma di irrigazione, ad alto costo per il massiccio impiego di manodopera, è generalmente conveniente solo per prodotti agricoli di alto valore come frutta o verdura. In questi casi può facilmente arrivare a ridurre del 50% l'impiego di acqua. Un altro modo per aumentare la produttività delle acque utilizzate per l'irrigazione è quello di passare a coltivazioni più efficienti da un punto di vista idrico. Il grano, ad esempio, generalmente ha una resa per unità d'acqua che è appena il 50% rispetto a quella del riso. Lo scarso successo delle politiche tentate in questa direzione è dovuto semplicemente al fatto che non sono disponibili i dati sull'efficienza idrica dei diversi cereali.
In generale, maggiore è la resa di un cereale e più produttivo è l'uso dell'acqua: un tipo di riso che produce quattro tonnellate per ettaro usa poca acqua in più rispetto a uno che ne produce due per ettaro, semplicemente perché molta dell'acqua impiegata per produrre il riso tramite sommersione si perde con l'evaporazione di superficie. Poiché l'evaporazione è sostanzialmente costante, producendo più tonnellate per ettaro si riduce in modo consistente l'uso di acqua per tonnellata. In altre parole, aumentare la produttività significa anche aumentare l'uso efficiente dell'acqua.

( di Lester R. Brown )