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IL LAGO D'IDRO RIDOTTO A STAGNO
Pubblicato su Anfo Racconta - Agosto 2004 Estese chiazze oleastre dagli effetti cangianti galleggiano quest'estate sul lago d'Idro. Galleggiano sull'acqua verdastra, addensata da microrganismi vegetali che la fanno assomigliare più a quella di uno stagno che non a quella di un lago alpino abbondantemente alimentato dal ghiacciaio dell'Adamello. Com'è ormai noto da quasi un secolo, le specificità naturali e biologiche di questo lago sono state alterate, perché è stato mutato lo status o ruolo del lago che è stato trasformato da preziosa risorsa naturale a bacino artificiale di sfruttamento. Gli originali valori biologici di temperatura e ossigenazione sono stati per sempre sconvolti. Così come gli è stato pure trasformato il sistema di regolamentazione e di emissione dell'acqua. Infatti l'acqua non defluisce più dal lago per tracimazione, ma addirittura in questi ultimi decenni è stata fatta defluire in profondità per mezzo delle due gallerie, per motivi poco chiari, per non dire oscuri in periodi di abbondanza, come è avvenuto nei decenni precedenti. Ciò ha destabilizzato fortemente e ulteriormente quel già precario e instabile equilibrio della dinamica dell'acqua e ha causato un processo di stagnazione degli strati di superficie. Ci si chiede per quali motivi ciò venga consentito dalle autorità di tutela delle acque e per quale ragione gli amministratori locali sopportino tale vandalica offesa al nostro patrimonio vitale. Ma soprattutto ci si chiede perché il lago non debba più tornare a riempirsi fino alla sua quota assegnatagli dalla natura e perciò non debba più riversare le sue acque nell'alveo di emissione originale, quando per circa un secolo ci hanno imposto che il lago fosse riempito a dismisura. di oltre due metri oltre la quota naturale nei periodi primaverili e autunnali, per l'irrimediabile, impellente bisogno d'acqua dei periodi successivi. Signori, un po' di serietà e per favore spiegateci il perché di queste cose! (Romeo Seccamani) In questi giorni anche nei laghi bresciani si assiste al fenomeno di fioritura algale. Gli organismi che con queste modalità si rendono evidenti sulla superficie acquatica appartengono per lo più alla specie Anabaena flos-aquae, classificata fra le Alghe azzurre che alcuni studiosi preferiscono chiamare Cianobatteri in considerazione dell'organizzazione biologico-strutturale che li individua come precursori delle alghe propriamente dette, collocandoli come taxa intermedio tra i Protisti e le Alghe. Anabaena flos-aquae possiede sia la ficocianina, il pigmento che dona il colore azzurro-verde, e la clorofilla che ne permette la fotosintesi. Quando le acque superficiali si presentano con condizioni di temperatura ottimali Anabaena flos-aquae si mostra in modo così evidente attraverso un processo chiamato flocculazìone. La loro sporadica ma ingente presenza si avverte soprattutto lungo le sponde dei bacini lacustri che hanno subito un'artificializzazione. La situazione è studiata in tutto il mondo, specialmente in quelle località dove le acque dei laghi rappresentano l'unica riserva di acqua potabile. Questi organismi, infatti, sfuggendo alle maglie dei filtri e resistendo ai processi chimici di potabilizzazione possono causare dei problemi derivati dal fatto che, come molti viventi il loro sistema difensivo consiste nella produzione di tossine che per Anabaena flos-aquae sono di tipo epatotossico, neurotossico e possono indurre dermatiti. Dal punto di vista naturalistico il fenomeno di fioritura algale è un normale evento biologico che, in relazione all'intensità con cui si mostra, può fornire interessanti indicazioni sullo stato di salute delle acque. Le condizioni dell'Eridio sono ben note agli studiosi dell'Università di Milano Bicocca che da qualche tempo sono entrati in collaborazione con il Progetto ROSPI e che da oltre trent'anni indagano l'ecosistema e le modificazioni ambientali indotte dopo l'artificializzazione. Un altro aspetto riguarda le attività antropiche perilacuali, che contestualmente sono aumentate con conseguente carico di nutrienti (fosforo e azoto) disciolti nelle acque. Dalle analisi risulta, infatti, che negli Anni Settanta i nutrienti si calcolavano in 50 microgrammi per litro, mentre lo scorso anno tale limite si attestava sui 300 microgrammi/litro. La regimazione, invece, ha interrotto la circolazione completa delle acque (fondo-superficie), che così si compie in tempi lunghissimi impedendo la naturale purificazione ed ossigenazione delle acque. Conseguentemente, il lago è diviso in una zona profonda pressoché morta dove si depositano i nutrienti e una superficiale sottile e vitale. Pertanto il lago d'Idro è classificato come eutrofico. Solo in concomitanza di inverni particolarmente freddi, successtvamente a periodi protratti di forte vento o di eventi ìdrologici eccezionali il ciclo delle acque subisce un'accelerazione e i nutrienti si spostano in superficie dove durante il periodo estivo le acque sono più calde, favorendo il proliferare delle alghe. Una forte attività fotosintetica negli strati superficiali (epilimnio) determina, però, un incremento della basicità delle acque e la presenza di ammoniaca, metano, acido solfidrico, fosforo, ferro, manganese a discapito della quantità di ossigeno, con conseguenze negative per gli altri organismi. In pratica si viene a creare negli strati superficiali del lago una situazione simile a quella che si incontra durante tutto l'anno negli strati profondi, causando anche a morte di organismi come i pesci che si trovino già in condizioni di debilitazione o che non possano sfuggire alle aree intossicate. Inoltre, in un contesto così povero di risorse gli organismi superiori finiscono con l'approfittare di tale abbondanza ingerendo direttamente le alghe e le loro tossine, oppure indirettamente attraverso altri organismi (molluschi e altri microrganismi) contaminati a loro volta. Per riparare ai danni causati da interventi ingegneristici obsoleti molti enti gestori si stanno preoccupando di modificare in modo consono l'uso dei bacini artificializzati in modo da ripristinare i cicli biologici naturali. Purtroppo in moltissime situazioni - fra cui quella del lago d'ldro - il recupero degli invasi appare molto difficile, data la massa di sedimenti tossici ormai accumulatasi sui fondali. In questi casi il radicale rimescolamento delle acque profonde con quelle superficiali determinerebbe la morte definitiva di tutto l'ecosistema acquatico e periacquatico. Sì tratterebbe quindi di seguire con attenzione le sperimentazioni già in atto di tecniche moderne ed avanzate che possano essere utilizzate in futuro anche per l'Eridio. Christiana Soccini Centro Studi Arcadia |