Salviamo il Lago D'Idro  
 
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LA VERA STORIOA DEL MALTRATTATO LOGO D'IDRO
Dopo un secolo si accorgono di aver creato un pericolo sbarrando il deflusso dell'acqua
Pubblicato su Anfo racconta di Giugno 2000

Dalle origini fino ai primi decenni del diciannovesimo secolo la riposata acqua del lago d'ldro, dopo ampia pausa, riprendeva la sua corsa discendendo ripida fra gli anfratti della rossastra roccia di Ruine. Fino a quei tempi il lago riversava dentro l'emissario incavo vallivo, l'acqua che in breve tratto si faceva tumultuosa, minacciosa, contorcendosi nel tortuoso e levigato letto modellatosi nei millenni a ridosso dei fianco nord della valle, sospinta da sud-est dalla falda terrosa scivolata dal monte fino dai primordiali tempi. Poi l'arcaico scorrere di quell'acqua fu modificato perché sul fianco roccioso nord fu costruita la strada maestra del fondo valle, sostituendo due anguste stradette che costeggiavano i fiianchi del fiume, come si può dedurre da vecchie mappe. La strada che passava a sud-est si congiungeva con l'altra strada di nord-est tramite un ponte posto sulla parte terminale dei lago. Dopo circa cento anni, nei primi anni dei ventesimo secolo, altri persuadenti genieri del suolo e altri architetti dell'acqua apportarono la radicale modifica al sistemo di emissione del lago. Fu sbarrato il deflusso dell'acqua mediante la costruzione di possenti paratie regolabili, di acciaio, e una galleria profonda circa sette-otto metri sotto il livello dei lago. Tutto ciò per potere, a piacimento chiudere e aprire il deflusso dell'acqua e farne alzare e abbassare il livello. Fu cosi costruito un apparato per mezzo del quale poter fare oscillare la superficie del lago da tre metri sopra la quota naturale a sei metri circa al di sotto. Tutto ciò per avere a disposizione milioni di metri cubi d'acqua, allo scopo esclusivo di disporre in modo indiscriminato di quantità d'acqua di riserva per soddisfare il più possibile la continuità produttiva sia nell'ambito agricolo che in quello industriale. Questo fu l'unico scopo ben comprovato, anche se, per tentare di convincere le popolazioni rivierasche a rinunciare ai loro diritti naturali e anche a quelli privati (porzioni di terreni lungo le rive da sommergere) fu sbandierato che il primario intendimento era quello di garantire la salubrità e la sicurezza della vita lacustre dal pericolo delle aree paludose e da quello d'un probabile innalzamento della quota del lago a causa di una possibile intrusione all'imboccatura dell'emissario.
L'equilibrio ecologico intrinseco ed estrinseco di un lago fu sconvolto e fu poi anche taciuto il vero pericolo che quegli interventi potevano causare. Ossia, se fino ad allora e nei millenni la forza dell'acqua defluendo dal lago aveva tenuto sgombro e sicuro il suo percorso da ogni smottamento franoso che si verificava, con quella drastica modifica apportata alla regolamentazione idrica del bacino, quel naturale millenario assestamento veniva alterato. E' con questo intervento che si diede origine al potenziale pericolo di irreversibile, o quantomeno disastrosa, ostruzione dei tratto iniziale dell'immissario del lago, qualora il suo instabile lato sud fosse improvvisamente e ampiamente franato quando il livello del lago si trovasse inferiore alla quota di tracimazione naturale e la galleria di scarico artificiale si fosse dimostrata insufficiente o guasta. Da questa storia di maltrattamenti al lago ancora una volta dobbiamo dedurre che non sempre i pericoli per l'incolumità della vita sono causati dalla imprevedibilità della natura ma spesso sono l'effetto della cecità e limitatezza dell'uomo, soprattutto quando le scelte sono dettate da interessi dominanti, ma parziali e istintivi quali spesso sono quelli prettamente economici. Ma ecco che dopo circa un secolo, proprio i fautori dello sfruttamento sistematico dell'acqua del lago d'ldro, si accorgono che sull'emissario del lago incombe il pericolo della "paleo frana" - un declino assestatosi lì da centinaia di migliaia di anni - e si propone la costruzione di una nuova galleria al solo scopo - si afferma in sintonia con i predecessori - di garantire l'incolumità dei cittadini rivieraschi qualora si staccasse improvvisamente la frana in un momento di secca dell'emissario. Il che a noi lacustri suona beffardo e astruso in quanto non riusciamo a scorgere il fine ultimo di tanto inconsueta improvvisa preoccupazione. Forse si tratta soltanto di un modo strategico di prendere tempo e di aspettare tempi o motivi migliori per ottenere condizioni più favorevoli nel momento del rinnovo della concessione all'uso della tanto contesa acqua. Ora non è il caso di ritornare ad elencare i danni fisici e paesaggistici causati al lago da quegli interventi, ma ci sia almeno consentito precisare un fondamentale principio: l'acqua è un bene assoluto che va tutelato e governato da istituzioni che rappresentano la globalità di un popolo. E interesse globale oggi sforzarsi e imparare a vedere con corrispondente sensibilità e accortezza l'acqua non soltanto come fluido energetico e vitale, ma anche come corposità geologica e biologica, come forma plastica modellata e modellatrice del territorio. Sicché per quanto riguarda il lago d'ldro sarebbe saggio ripensare almeno a un più consono e garante sistema di regolazione del deflusso e della captazione delle sue acque, basato, se possibile, sul principio di tracimazione, e fissare precisi parametri per una delimitata escursione fra la quota di invaso e quella di svaso, per garantire il dovuto e più naturale possibile ricambio dell'acqua, tanto necessario alla salute biologica del lago. A tale proposito, e se condiviso, le amministrazioni comunali lacustri, la Comunità di Valle Sabbia e (con sforzo di imparzialità) l'Amministrazione Provinciale potrebbero, in un luogo del lago in questione, indire un convegno di studiosi esperti in idraulica e geologia e in ecologia per indagare il problema sotto vari aspetti, con carattere generale e nell'interesse del bene supremo, l'acqua.

Romeo Seccamani