Salviamo il Lago D'Idro  
 
     
 
     
 
PALEOFRANA MONITORAGGIO ARPA
aggiornamento al 19/03/08



Dati piezometrici, termo-pluviometrici e idrometrici
Dai dati piezometrici, in raccordo con i dati stratigrafici “non sembra ipotizzabile la presenza di una vera e propria “falda” idrica dotata di una appre4zzabile continuità laterale: i dati piezometrici indicano una scarsa correlabilità dei livelli piezometrici monitorati, confermando così l’ipotesi della possibile presenza di “falde” sospese discontinue.”

Per quanto riguarda il confronto dei dati piezometrici con i dati termo-pluviometrici e le variazioni idrometriche del lago d’Idro si possono formulare le seguenti considerazioni:
  • Non risulta proponibile una correlabilità tra livello del lago d’Idro e andamento dei livelli nei piezometri monitorati
  • Le scarse precipitazioni che hanno caratterizzato l’intero 2006 e il 2007 fino ad oggi non permettono di formulare modelli di correlabilità idrogeologica tra i livelli piezometrici e le precipitazioni.
Evidenze geomorfologiche
Relativamente allo scivolamento superficiale sul versante di frana presso la pista dei “taglialegna”si evidenzia un’apprezzabile evoluzione per la quale verranno effettuati controlli visivi in occasione delle campagne di misura previste.
Tale fenomeno, la cui pericolosità è da considerarsi limitata, esemplifica però le modalità di innesco ed evoluzione prevedibili sul versante nel suo complesso.
Di certo la creazione di piste e le massicce operazioni di taglio del bosco, operate attualmente sul versante, sono fattori che possono contribuire alla destabilizzazione, soprattutto superficiale, del pendio.

Misure inclinometriche
L’analisi dei dati conferma ulteriormente l’esistenza di alcune fasce di deformazione, verosimilmente correlabili con superfici di taglio.
[…] In relazione alle entità delle risultanti degli scorrimenti relativi al corpo di frana si osservano valori significativi che vanno dai 9 mm su 49 m (superficie di taglio a -28 m) ai 19 mm su 75 m (superficie di taglio a -38 m) in circa 7 mesi, che proiettati su un arco di tempo annuale forniscono spostamenti massimi prossimi a circa 3-4 cm/anno.
Tali velocità sono compatibili secondo Cruden & Varnes (1996) con frane di classe da 2 a 3 (da molto lenta a lenta).


Per quanto concerne le direzioni delle risultanti, concentrate nel quadrante NW-NE, si osserva una totale congruenza delle stesse con la naturale direzione di evoluzione della frana. Eventuali future misure discordanti potrebbero essere in ogni caso riconducibili al già citato assetto caotico e disomogeneo dell’ammasso che probabilmente si traduce in deformazioni locali che nel breve termine di osservazione possono assumere direzioni non sempre coerenti con quelle di massima pendenza del versante.