Salviamo il Lago D'Idro  
 
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LETTERA
10 ottobre 1936, Lettera riservata-personale del Podestà di Idro al Prefetto. È la minuta di una lettera importante ove il Podestà giustifica le ragioni dei cittadini di Idro. È pure uno sfogo di uno stato d'animo. Val la pena di seguirla integralmente:
Idro 10 ottobre 1936 XIV E.F.
Eccellenza
Ritenevo per certo, allorché ebbi l'onorifico incarico, di poter almeno dopo due anni comunicare alla SV la completa e definitiva risoluzione delle questioni in atto tra il Comune di Idro, che ho l'onore di amministrare e la Società Lago d'Idro. Purtroppo le mie non sono state che illusioni poiché anche col costante ed autorevole interessamento di codesta Regia Prefettura e dell'ill.mo Signor Ingegnere Capo del Genio civile, le trattative sono sempre naufragate per la continua opera ostruzionista e ribelle ai [...] nel disciplinare stesso mantenuta e voluta dalla società in parola.
Ho tentato con tutti i mezzi, Eccellenza, col dimostrarmi di manica larga, col diminuire le giuste pretese del Comune, in ogni campo, col disinteressarmi, venendo meno ad un mio preciso dovere, nel modo più assoluto delle questioni relative ai privati e dopo un lungo periodo di colloqui e trattative ero riuscito almeno a convenire in porto la liquidazione da parte della società dei danni di pesca con la somma di L. 25.000 (venticinquemila) accettata dalla Società Lago d'Idro e resa valida da una convenzione in regolare carta da bollo in data 22 luglio 1936 a firma del Presidente della Società e mia quale Podestà. Detta convenzione con mia delibera n. 84 è stata regolarmente sottoposta all'approvazione dell'autorità tutoria, come lo richiedeva l'art. 3 della convenzione stessa, ed approvata e resa quindi esecutiva dalla Giunta Prov. Amministrativa nella seduta 26 agosto 1936.
Senonché a distanza di sei giorni e precisamente in data 26 luglio 1936 la Società firmataria mi comunicava che riteneva nulla la succitata convenzione 22 luglio 1936 poiché nel frattempo erano fallite o per lo meno non trovavano via di soluzione le trattative per la presa in consegna dell'acquedotto e ciò per la sua insufficienza d'acqua come lo hanno poi confermato i fatti in proseguo di tempo, tanto da tendersi indispensabile un sopraluogo tecnico avvenuto il 30 ottobre 1936 per la mancanza assoluta d'acqua alla frazione Pieve.
Come se ciò non bastasse a lasciarmi perplesso, sia per quanto a tutto alla serietà degli impegni assunti, dato che nella convenzione succitata non si fa cenno alcuno alla sua dipendenza alla definizione della questione acquedotto, raccomandata pari data 28 luglio la stessa Società mi informava che col 10 agosto 1936 non intendeva più assumersi l'onere della illuminazione pubblica e dei locali dipendenti dal Comune (scuole, asilo, chiesa parrocchiale e casa canonica) illuminazione che dalla stessa era stata spontaneamente offerta per tutto il periodo della concessione come atto di omaggio al Paese che più di tutti era danneggiato dalle opere per la riduzione del lago a serbatoio.
Di fronte a tali fatti chiunque, benché animato dalla più spinta pazienza francescana, si sentirebbe autorizzato ad agire col più ostinato ostruzionismo, ed allora la Società per essere, non dico in perfetta regola, ma solo lontanamente in regola colle norme del disciplinare, dovrebbe iniziare nuovamente tutti i lavori o per meglio dire far tutto quello che è richiesto dal disciplinare per quanto ha fatto alla definitiva sistemazione delle rive del lago specialmente di fronte agli abitati, cosa questa che non ho mancato di far verificare e rilevare nel suaccennato sopraluogo del 3 ottobre 1936 dall'Ingegnere del Genio civile, che pregai di segnalare nella relazione che doveva rimettere a codesta Prefettura.
Eccellenza, la popolazione da me amministrata ha dato troppe prove di civismo e di disciplina perché possa essere messa in dubbio la sua profonda e tenace fede fascista, ma giustamente desidera vedere chiusa una questione che per conto della Società raggiungerebbe senza dubbio l'età di Matusalemme.
Non poche volte, Eccellenza, sono stato invitato dalla maggioranza dei Capi-famiglia di Idro di rivolgere una petizione a S. Ecc. il Capo del Governo ed ho sempre resistito perché sicuro e certo dell'autorevole interessamento della SV del quale non mancai di rendere edotti i richiedenti.
I montanari di Idro che vivono molto ma molto modestamente non hanno certamente a loro disposizione i fondi necessari per far valere i loro diritti di fronte alla legge e di ciò non vi è più dubbio alcuno ne approfitta la tanto nominata Società Lago d'Idro, ma però nella loro granitica fede fascista hanno sempre, come hanno avuto per il passato, fede nel positivo interessamento della Eccellenza Vostra alla quale a nome loro rivolgo subordinata istanza per la soluzione delle vertenze a loro inerenti, come prego l'E.V di compiacersi invitare la Società a versare al Comune la pattuita somma di L. 25.000 o autorizzarmi ad agire per via legale.
Tanto, per la verità dei fatti, sento il dovere e l'obbligo di segnalare alla Ecc. V. Con ossequio.